Veniamo alla nostra proposta.

I contributi versati ai fini pensionistici non sono altro che dei RISPARMI, e come tali tutelati dalla Costituzione "art. 47", allora dobbiamo convenire, lo ripetiamo, che detti RISPARMI sono di esclusiva proprietà di chi li ha versati e cioè del prestatore d'opera.

Seguendo il filo logico di questo principio, il cui riconoscimento è fuori discussione per la sua legittimità, tracciamo la nostra linea di azione per attuarlo. E' fondamentale che la gestione dei fondi venga affidata a Bankitalia o a un istituto "Super Partes" e non a banche private.


A) Capitalizzazione annua dei contributi

Lo scopo è di salvaguardare il capitale accumulato nel tempo dalla svalutazione, applicando al capitale versato un tasso di interessi di mercato, quindi reale.
Per meglio comprendere facciamo un esempio con dati attuali: supponiamo che un prestatore d'opera (lavoratore) che abbia uno stipendio netto mensile di 775 euro (lire 1.500.000) versa ogni anno, per contributi pensionistici, mediamente 8494 euro ( lire 16.445.000.=)
Alla fine dei 35 anni lavorativi, calcolando sui versamenti effettuati un interesse minimo del 4% annuo, si ottiene un capitale di 662.402 euro (lire 1.282.589.491) completamente di esclusiva propieta' del lavoratore. Questo capitale impiegato sempre al minimo del 4% d'interesse frutterebbe un reddito annuale di 26.496 euro (lire 51.303.579) pari a 2.208 euro (lire 4.275.491) mensili.


B) Gestione dei contributi

La gestione dei contributi, come già detto, deve essere assegnata esclusivamente a Bankitalia o istituto "Super Partes", che attraverso il Sistema Bancario destina in tutto o in parte il monte contributi a tassi fissi di favore al Sistema Produttivo Nazionale, con l'intento di favorirne la competitività a livello internazionale. In parte potrebbe essere utilizzato in mutui per abitazioni ed immobili, in prestiti a chi vuole avviare un'attività in proprio, a cittadini in difficoltà, nullatenenti che non potrebbero godere mai di un prestito dalle banche private, perché privi di garanzie, ecc.

Ne trarrebbe insomma un sicuro giovamento l'Economia in genere con benefici effetti sull'occupazione, il cittadino goderebbe di maggiori opportunità a soddisfare necessità primarie e secondarie, quindi maggiore benessere. In questa ottica la struttura INPS non servirebbe più: la ricevuta dei versamenti INPS del datore di lavoro verrebbe consegnata direttamente al prestatore d'opera dalla Banca, il quale lavoratore avrebbe così l'opportunità di verificare immediatamente la sua posizione contributiva e segnalare alle competenti autorità (la Finanza) l'eventuale illegalità in caso di mancato versamento, un mezzo sicuro per tutelarsi.


C) - Immediata reintegrazione delle pensioni minime a 2 milioni mensili

- Restituzione immediata dei contributi versati con relativo rateo di interessi a tutti quei cittadini che a suo tempo avevano fatto dei versamenti ai fini pensionistici e che attualmente vengono considerati persi.
- Reintegro immediato delle pensioni di reversibilità all'importo originario.

Lo Stato di Diritto è quello Stato che assicura certezze ai cittadini e che restituisce il maltolto. Il pagamento di questo debito, che può apparire una catastrofe economica, invece ha il pregio di avviare un'operazione economicofinanziaria sana, trasparente, promovendo un investimento con la certezza che di sicuro si estinguerà in 20, 30, 40 anni, perché la maggior parte dei fruitori interessati, purtroppo, non vivrà così a lungo. In ogni modo è indispensabile che venga attuato con senso di giustizia sociale e di corretta azione economicocontabile.
Un' accurata pianificazione consentirebbe di eliminare tutte quelle mezze soluzioni, quasi sempre a sfavore della grande maggioranza dei cittadini, adottate nel tempo da politici poco scrupolosi od indifferenti verso le necessità dei cittadini stessi, mezze soluzioni adottate solo perchè di facile attuabilità. Qualcuno potrebbe avere grossi dubbi sulla fattibilità di questa operazione. Noi siamo convinti che i fondi si trovano nelle pieghe del Bilancio dello Stato, che spesso viene gonfiato ad hoc di un 20 o 30%, voci di spesa male quantificate o addirittura inutili, sappiamo che sopravvivono ancora Enti del tutto inutili.

Lo stesso INPS, come detto precedentemente, venendo a mancare l'impegno gestionale, verrebbe di molto ridimensionato se non abolito.

La nostra proposta va completata con il ricalcolo delle retribuzioni per le diverse categorie, molte delle quali oggi sottopagate, tenendo presente anche l'abolizione del T.F.R. (liquidazione). Il risultato della nostra proposta sarebbe ottimale se accompagnato dalla riforma delle imposte e dalla riforma sanitaria.
In particolare la riforma delle imposte, modificando l'Art.53 della Costituzione, dovrebbe fissare una soglia di reddito oltre la quale non viene calcolata più nessuna imposta e ridefinire le aliquote all'interno della stessa (limiti della capacità contributiva).
Ciò significa che una persona capace ed onesta, rispettosa delle leggi, verserà al fisco solo per il guadagno entro la soglia del 33%, del guadagno rimanente è libero di disporne come vuole. I benefici conseguenti produrrebbero una drastica riduzione dell'evasione fiscale, faciliterebbero il rientro dei capitali dall'estero, un'altrettanto drastica riduzione del lavoro nero (5 milioni di lavoratori, fonte SVIMEZ; 23% di lavoro sommerso, fonte CNEL) e del lavoro minorile (250/300 mila bambini in Italia, anno 1998 fonte ILO).

Dunque il diritto alla " Giusta Pensione " e' una richiesta legale che deve essere riconosciuta a prescindere da ogni e qualsiasi altra considerazione e pertanto non puo' essere in alcun modo confutata. Convinti che il diritto e' una certezza alla quale tutti dobbiamo attenerci, cogliamo questa opportunita' di esercitare il nostro personale diritto alla Giusta Pensione in modo civile ma con costanza inviando ogni mese al Presidente del Consiglio il costante invito a riconoscere il diritto alla Giusta Pensione anche con valore retroattivo. A questo fine nelle due seguenti pagine trovate un facsimile della lettera con cui dobbiamo fare sentire la nostra voce.

Per i nostri diritti usiamo la forza della ragione !